domingo, 25 de enero de 2015

ARIELE E CALIBANO
Recensione
Torna l’isola de” la Tempesta” e con essa Ariele e Calibano, esseri liberi della fantasia che i “Giganti dell’oblio” vogliono imprigionare per sempre nel loro silenzio. Le due creature magiche si azzuffano e si arruffano spaventate perché l’isola in cui si sono rifugiate è minacciata dal terrore che incutono le cattive creature che vogliono rubare loro la parola e ridurre il mondo all’oblio. La parola, quella raccolta nei libri di Prospero che voleva portare e disseminare benessere e sapienza, quella dimenticata dagli uomini assuefatti da un mondo fatto solo di apparenze, senza sentimenti e senza emozioni. La lotta è impari, due minuscoli esserini contro droni mostruosi e giganteschi, con un cervello piccolo, fatto di microchip, ma che contiene molto di più di ciò che gli uomini dovrebbero sapere. Ariele scaraventa la tempesta per difendere la libertà rimasta, ma non basta, occorre trovare una soluzione. In loro aiuto arriva Nora, una piccola e simpatica creatura dei boschi, forse la Dea della Natura, che sa che il segreto è nell’animo del ribelle Calibano, ma lui non vuole trovare la soluzione se non nel cibo e nel sonno. L’ingordigia lo rende facile vittima del tranello di un vecchio gigante. Il mondo è perduto, drammaticamente divorato da se stesso e dal suo “essere niente”. In quei libri, però, e nel cuore di Calibano regna ancora qualcosa che gli uomini non sanno più d’avere, ma che l’istinto improvvisamente libera, magico come le emozioni, e il canto sale sciolto verso un cielo dove si può volare oltre i sogni per disegnare ancora un futuro senza tempesta e senza giganti.
Il grido di allarme è sempre forte, è sempre alto, ma alto è anche il bisogno di salvare l’anima dalla putrescenza della carne, dall’inutilità delle cose materiali per dare spazio alla fantasia e alla costruzione di una vita fatta di sentimento.
Sulla scena una zattera, inutile per portare in salvo il pubblico e salvarlo dalla distruzione di quella Torre di Babele che campeggia su un lato del piccolo palcoscenico, ma anche un paio d’ali, unica speranza di poter ancora trasformare il nulla in sogni e futuro.
Bastano poche cose per costruire un racconto e distruggere l’oblio: dei grandi barattoli vuoti, una parrucca, dei brandelli di stoffa, una maschera e infine il canto che libera la
fantasia e dissolve i giganti.
I personaggi Shakespeariani sono impersonati da Ilaria Migliaccio e Monica Bandella che riportano la compagnia “Franca Battaglia” sul piccolo palco dell’Officina Culturale Via libera al Quadraro.
In questa sera di fine gennaio la sala è gremita con la curiosità e le aspettative che lo spettacolo merita e che le due attrici non deludono, anzi raccolgono prolungati applausi e grandi feste all’uscita dal camerino.
La drammaturgia è della stessa Ilaria Migliaccio, mentre le scene sono disegnate da Juan Pablo Etcheverry che la segue in questa avventura ormai da lungo tempo.
Ilaria riesce sempre con la sua sapiente semplicità a toccare il cuore della gente e, come Ariele risveglia Calibano, lei rianima un pubblico affamato di libertà e di bellezza.
Renato Volpone, Roma Cinema Teatro Eventi

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